La rapina in città era finita con la fuga e lo schianto in via Dante: arriva la prima condanna di quattro anni

Primo processo per i componenti della banda albanese che andava a rubare nelle case: condannato un 26enne

Martedì 16 Aprile 2024 di C.A.
La rapina in città era finita con la fuga e lo schianto in via Dante: arriva la prima condanna di quattro anni

PORDENONE - Prima sentenza per la banda smantellata dalla Squadra Mobile dopo una rapina impropria in un'abitazione di via San Donà, a Pordenone, azione seguita da un inseguimento nelle vie cittadine concluso con lo speronamento della Giulietta della Volante e un incidente stradale in viale Dante. Segi Gega, 26 anni, albanese arrestato lo stesso 2 dicembre 2022, ieri è stato condannato dal gup Rodolfo Piccin a 4 anni di reclusione e 1800 euro di multa. Assolto, invece, in relazione all'accusa di aver concorso nella contraffazione della targa utilizzata dai ladri. Il pubblico ministero Marco Faion aveva concluso per una condanna a 5 anni, mentre l'avvocato Francesca Mavilla aveva chiesto che la rapina fosse riqualificata in furto e che il giovane fosse assolto: «Non c'è prova che sia stato lui», ha detto. Gega è stato processato con rito abbreviato, cosa che gli ha garantito uno sconto di pena di un terzo. È ancora in misura cautelare e attualmente è ospite di una comunità a Verona.


LA CATTURA

Gega è stato il primo della banda ad essere catturato.

Ed è stato anche il primo ad affrontare il processo. Dopo di lui sono stati catturati i trentenni Zef Bani (catturato a Barcellona grazie a un mandato di arresto europeo) e Gabriel Vata (tradito dal Dna), entrambi in custodia cautelare in carcere. Ci sono altri due albanesi sospettati di aver partecipato al raid in città: S.P., 27 anni e D.M., 26, entrambi con precedenti penali per reati contro il patrimonio e senza un domicilio in Italia. L'attenzione degli investigatori è concentrata sulle loro posizioni, l'obiettivo è provare la loro partecipazione alla rapina commessa a Pordenone. Le indagini su questa tranche non sono ancora concluse.

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IL COLPO

La Procura aveva imputato a Gega la rapina pluriaggravata, la resistenza a pubblico ufficiale e le lesioni a pubblico ufficiale, oltre alla contraffazione della targa, il danneggiamento dell'auto della Polizia di Stato e il porto di un cacciavite. «Gli altri - ha detto quando è stato arrestato - Non li conoscevo». In effetti era in Italia da poco, ma nel suo marsupio c'era una buona parte dei monili in oro rubati in via San Donà. Il gruppo gravitava in Lombardia e si muoveva tra Albania, Spagna, Ungheria e Italia. Si erano organizzati molto bene: usavano schede telefoniche intestate a prestanome o a persone inesistenti, quando andavano a rubare non si portano dietro i telefonini e per raggiungere l'Italia non prendevano mai voli diretti per evitare i controlli di frontiera. Il motivo? Sono pregiudicati e i loro nomi figurano nei terminali delle forze dell'ordine. Alcuni, oltre a usare nomi di fantasia, hanno cambiato cognome e chiesto un nuovo passaporto albanese. Ma questo non ha impedito agli investigatori della Mobile di individuarli e seguirne gli spostamenti. È così che è stato intercettato Bani a Barcellona (gli spostamenti della moglie lo hanno smascherato). Mentre Gabriel Vata è stato sottoposto a misura cautelare a novembre, quando è stato arrestato dai carabinieri di Valdagno per resistenza.

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