«Scusatemi sono ancora un po' raffreddato. Ho chiesto perciò a monsignor Ciampanelli di leggere la catechesi di oggi». Papa Francesco si presenta all'udienza nell'Aula Paolo VI per l'udienza settimanale un po' pallido.
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La catechesi stavolta si basa su due vizi capitali particolarmente insidiosi e frequenti: l'invidia e del la vanagloria. Si parte da Caino e Abele per mettere in evidenza che se l'invidia «non viene controllata, porta all’odio dell’altro (...) Alla sua base c’è un rapporto di odio e amore: si vuole il male dell’altro, ma segretamente si desidera essere come lui. L’altro è l’epifania di ciò che vorremmo essere, e che in realtà non siamo»”. Esiste un antidoto all'invidia? Sì l'amore. «Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Ecco il rimedio all’invidia!
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Il secondo vizio esaminiamo è la vanagloria. «Essa va a braccetto con il demone dell’invidia, e insieme questi due vizi sono propri di una persona che ambisce ad essere il centro del mondo, libero di sfruttare tutto e tutti, oggetto di ogni lode e di ogni amore. La vanagloria è un’autostima gonfiata e senza fondamenti. Il vanaglorioso possiede un “io” ingombrante: non ha empatia e non si accorge che nel mondo esistono altre persone oltre a lui. I suoi rapporti sono sempre strumentali, improntati alla sopraffazione dell’altro. La sua persona, le sue imprese, i suoi successi devono essere mostrati a tutti: è un perenne mendicante di attenzione. E se qualche volta le sue qualità non vengono riconosciute, allora si arrabbia ferocemente» si legge nel testo.
Papa Francesco solo alla fine della udienza ha letto con voce affaticata un breve testo contro le mine antiuomo e a favore della pace. Poi ha salutato i vescovi emiliani e i vari gruppi parrocchiali che erano presenti alla udienza. «Preghiamo per i recenti attacchi contro i luoghi di culto in Burkina Faso».
La giornata del Papa include anche una udienza ai vescovi armeni ai quali ha affidato le sue preoccupazioni per l'Armenia e per coloro che fuggono dal Nagorno-Karabakh, le numerose famiglie sfollate che cercano rifugio! «Tante guerre, tante sofferenze. La prima guerra mondiale doveva essere l’ultima e gli Stati si costituirono nella Società delle Nazioni, “primizia” delle Nazioni Unite, pensando che ciò bastasse a preservare il dono della pace. Eppure da allora, quanti conflitti e massacri, sempre tragici e sempre inutili. Tante volte ho supplicato: Basta!. Echeggiamo tutti il grido della pace, perché tocchi i cuori, anche quelli insensibili alla sofferenza dei poveri e degli umili».
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