PERUGIA Dicembre mese di regali e rincari.
UN ANNO DI RINCARI
Gli aumenti registrati durante gli ultimi 12 mesi, per una famiglia perugina media hanno prodotto un appesantimento della spesa quotidiana di 1.470 euro. «Si tratta dell’importo che una famiglia nel 2023 ha pagato effettivamente in più rispetto al 2022», spiega l’Unione nazionale consumatori (Unc) che ha stilato la classifica delle città più care d’Italia. Lo studio indaga l’aumento del costo della vita basandosi sull’inflazione media riferita al 2023 e resa nota ieri dall’Istat. L’elaborazione sul rincaro annuo colloca Perugia in sesta posizione, tra Genova e Alessandria, con un tasso medio del 6,4%. È la prima città del centro Italia davanti a Siena che si piazza all’ottavo posto con una spesa aggiuntiva e rincari medi di poco inferiori (1.465 euro e 6,5%). Più indietro ma comunque nella top 20, Terni che ha fatto registrare un’inflazione media del 6% cui Unc riferisce un aggravio di costi di 1.378 euro: importo che vale la diciassettesima posizione tra Venezia e Modena che, però, vantano ben altri parametri quanto a reddito familiare medio. Basti pensare che il dato nazionale indica un surplus dovuto ai rincari di 1.239 euro e un tasso medio di inflazione del 5,7%.
IL TREND DI DICEMBRE
Oltre all’impatto che i vari ritocchi (pur se più contenuti a quelli subiti nel 2022) hanno prodotto sulle tasche dei consumatori umbri, il dato poco confortante arriva dalla tendenza dell’inflazione che dopo mesi in calo a dicembre sembra registrare una seppur lieve inversione di tendenza. A livello annuale il tasso è passato dall’1,5 all’1,6% a Perugia e dallo 0,7 allo 0,9% a Terni. Ma guardando al dato mensile si rileva una decisa risalita, con entrambe le città che presentano aumenti dello 0,3% contro il -0,3 e il -0,7% registrato a novembre. Nel comune capoluogo, il cui ufficio statistica ha fornito il riepilogo dettagliato delle rilevazioni, il capitolo che cresce maggiormente (+7,5% annuale, 0,5% mensile) è quello degli alimentari. Infatti, si segnalano ancora aumenti a due cifre per olio d’oliva (+54,9%), frutta (+22,8), verdura (+18,6), patate (+14,9), gelati (+14,7), alimenti per bambini (+15,3), cacao (+10,2), bibite (+11,6%) e birre con poco o zero alcol (+12,4%). Nel “no food”, i rincari maggiori sono indicati per servizi di idraulici (+13,9%), fornitura di acqua (+23,2), riparazione mobili (+17,7), cristalleria e stoviglie (+11,2), affitto garage (+18,4), biglietti dei treni (+11,5), petfood (+10,1), articoli per bambini (14,2), rc auto (+12,9) e voli nazionali (+18,8).
Anche a Terni, il capitolo di spesa più caro resta quello degli alimentari che a dicembre ha segnato il +5,9% tendenziale e il +0,3% congiunturale. Gli altri comparti più rincarati sono Servizi ricettivi e ristorazione (+4,6% annuale), altri beni e servizi (+3,3), mobili, articoli e servizi per la casa (+3,2), trasporti (+2,9), alcolici e tabacchi (+2,7), abbigliamento (+2,2). L’effetto festività, invece, si è fatto sentire soprattutto nel capitolo di spesa “Ricreazione, spettacoli e cultura” che a dicembre ha registrato un aumento medio dell’1,7% rispetto al mese precedente.