ROMA «Io sono un italiano nato in Brasile.
Roma-Bologna, c’è ancora El Shaarawy ma torna a sinistra. La sfida a Orsolini ha il sapore azzurro
«Non la ritengo una cosa così importante, semmai lo è quando si è più giovani. Non l'ha chiesta lui, ma l'ha accettata così come la accettai io a suo tempo. La gente che si diverte a prendere in giro Thiago dovrebbe venire a far due palleggi con lui e pulirsi la bocca, perché parliamo di uno che ha vinto tutto. Dal punto di vista tecnico, forse è l'unico che merita il 10. Tecnicamente non è inferiore ai numeri 10 del passato». Sciacquatevi la bocca, l’urlo di Daniele da Coverciano per l’amico-rivale (avevano lo stesso ruolo e in azzurro, insieme, hanno giocato solo 14 volte), un po’ lo stesso che usa da allenatore della Roma, sempre pronto a difendere i suoi e a considerarli «forti» e non a caso oggi sono disposti, come dice Pellegrini, a gettarsi nel fuoco per lui. Motta e Daniele sono stati amici di Nazionale, si conoscono bene, si stimano anche oggi come allenatori-colleghi. Erano ragazzi, sono diventati uomini. Ognuno con le proprie idee, tutti e due con un obiettivo: diventare due grandi tecnici. Prandelli e Conte i loro maestri comuni in azzurro (Daniele ha esordito con Lippi e in totale ha vestito la maglia dell’Italia 117 volte, 103 da titolare, 14 da subentrato, con 21 reti), Motta è anche cresciuto all’ombra di Gasperini (a Genova) e Ancelotti (a Parigi) e poi ai tempi del Barcellona con van Gaal e Rijkaard e all’Inter ha vinto tutto con Mourinho, che De Rossi ha sostituito sulla panchina della Roma tre mesi fa. Daniele ha esordito con Capello, poi ha rubato a Spalletti, Luis Enrique, Ranieri e tanti altri. Entrambi, insomma, hanno un sacco pieno di consigli rubacchiati qua e là. Motta ha più esperienza, avendo soltanto un anno in più di DDR, ma è partito un po’ prima. De Rossi allena una squadra potenzialmente più forte del Bologna e questo impreziosisce ancora di più il lavoro svolto in Emilia da Thiago, che è riuscito a far sognare una città. Stasera i due amici si ritrovano all’Olimpico, uno davanti all’altro. Due professori da calciatori. Due professori da allenatori.