Si legge Roma-Bayer Leverkusen ma la partita di domani, è molto di più. In ottica romanista, ad esempio, è la sfida agli invincibili. Sul versante tedesco, invece, è la rivincita tanto attesa per l'eliminazione della passata stagione. In campo, sarà Lukaku contro Boniface, Paredes contro il sogno proibito di Mou, Xhaka, Dybala contro l'astro nascente Wirtz.
GENTE DI MARE
In campo avrebbero formato una coppia meravigliosa . Visto che gli anni passano per tutti, non resta che goderseli in panchina. Apparentemente diversi - sanguigno Daniele, riflessivo Xabi - sono amanti del gioco in verticale. Per carità, avere il pallone tra i piedi piace a entrambi ma appena si può, spazio all'uno contro uno o alla verticalizzazione improvvisa. Nati entrambi respirando aria di mare - De Rossi a Ostia, il basco sulla spiaggia di La Concha a San Sebastian - sono capaci di imprese. DDR ha fatto dimenticare un'icona come Mourinho, rilanciando la Roma, portandola a giocarsi un posto in Champions più una semifinale di Europa League e soprattutto regalandosi, come auspicava il giorno dell'addio al calcio, «un'altra vita in giallorosso». Xabi invece ha posto fine alla più lunga dinastia del calcio tedesco (quella del Bayern Monaco con 11 scudetti consecutivi), proprio lui che da calciatore aveva contribuito nel triennio 2014-17 a cementare lo status dei bavaresi. Da allenatori hanno avuto percorsi diversi. Daniele - che ieri ha suonato la carica: «Vogliamo vivere un’altra serata indimenticabile. I meriti di Xabi? Ha preso una squadra nella parte destra della classifica e in due anni, facendo un calcio piacevole, l’ha portata a trionfare in Germania» - dopo la parentesi sfortunata alla Spal e qualche porta in faccia di troppo, ha avuto la chance della vita, la sua Roma. Doveva essere il feticcio da sacrificare sull'altare dei sentimenti per placare l'ira della piazza a seguito dell'addio dello sciamano portoghese e invece, dopo tre mesi ha convinto tutti, guadagnandosi con pieno merito la conferma. Lo spagnolo, al contrario, è partito dalle giovanili del Real Madrid ed è passato per la seconda squadra della Real Sociedad. Ora, dopo due anni a Leverkusen, è già considerato uno dei migliori allenatori al mondo, capace di dire no alle panchine più prestigiose europee. Domani si affrontano due allenatori non prigionieri dei numeri. De Rossi in tre mesi ha fatto vedere di tutto: difesa a tre, a quattro o a cinque, 4-3-3, 4-4-2, 3-5-2, 3-4-1-2, 3-4-2-1, 4-2-3-1, El Shaarawy da sinistra a destra per arginare la fascia mancina avversaria. Xabi, invece, era partito con il 4-2-3-1 (riproposto a sorpresa a Londra con il West Ham) per poi virare sul 3-4-3 che poi, in partita, diventa un modulo a dir poco fluido. Si potrebbe parlare, a seconda della posizione della palla, della volontà di andare a prendere alti gli avversari o rinunciare al pressing, di una sorta di 3-2-2-3. Quello che li accomuna, però, è la volontà di portare più uomini in area possibile. Una cosa è certa: tra andata e ritorno, non ci sarà spazio per annoiarsi.