Un alibi perfetto.
I COLPI
Il primo allarme è scattato il pomeriggio del 17 aprile in un negozio di casalinghi lungo la via Prenestina. La cassiera è stata sorpresa alle spalle e minacciata con un coltello alla gola: «Questa è una rapina, dammi i soldi». La donna ha però reagito chiamando in soccorso un collega che ha poi messo in fuga il bandito. Ai poliziotti arrivati sul posto la vittima ha fornito, insieme alle immagini delle telecamere di video sorveglianza del locale, anche una descrizione molto accurata del bandito: «Un uomo di circa 50 anni, italiano con un forte accento romano- ha riferito- indossa una felpa scura, pantaloni da lavoro scuri con tasconi e un cappello da baseball». Il giorno successivo, un nuovo allarme in via Sorrento: questa volta il malvivente ha fatto irruzione in un negozio di elettronica. Ha puntato il coltello alla gola del cassiere, costretto a consegnare l’incasso di giornata. Gli agenti arrivati sul posto, anche in questo caso, hanno sequestrato le immagini di video sorveglianza del negozio svaligiato e ascoltato a lungo la vittima che ha fornito una descrizione dettagliata del bandito analoga quella del giorno precedente. Così gli investigatori hanno disegnato l’identikit del sospettato.
I RISCONTRI
Gli agenti hanno avviato una fitta rete di ricerche tra il Prenestino e il Pigneto. Alla fine lo hanno notato mentre camminava lungo via dell’Acquabullicante a Torpignattara. I poliziotti lo hanno quindi trasferito per accertamenti nel vicino commissariato. «Non sono stato io a rapinare quei negozi, ero in ospedale» ha subito replicato mostrando la documentazione dell’ospedale. Gli agenti hanno quindi avviato ulteriori accertamenti. Hanno ascoltato i medici del pronto soccorso confrontando gli orari delle terapie somministrate con quelli delle rapine messe a segno. Così il fragile alibi del rapinatore è stato smontato. Un’indagine che nei prossimi giorni potrebbe allargarsi ancora: gli agenti stanno infatti analizzando le prove di altre rapine messe a segno nello stesso quadrante nelle ultime settimane.
Il cerchio potrebbe quindi stringersi, ancora una volta, intorno al finto paziente dell’ospedale.