Venezia. Si accascia sulla slot mentre sta giocando, iniezione di adrenalina ma non c'è nulla da fare: donna muore al casinò

Non è la prima volta, nel maggio del 2015 stessa sorte per un 75enne trentino

Mercoledì 27 Marzo 2024 di Davide Tamiello
Si accascia sulla slot mentre sta giocando, iniezione di adrenalina ma non c'è nulla da fare: 74enne muore al casinò

VENEZIA - Si è accasciata sulla slot machine mentre stava giocando ed è morta. Domenica pomeriggio una donna ferrarese di 74 anni, Renza Davi, è deceduta nella sala da gioco di Ca' Noghera.

La 74enne si trovava in terrazza, quando ha improvvisamente accusato un malore ed è caduta dallo sgabello della macchinetta. Immediati i soccorsi del personale del casinò prima e del Suem 118 poi. Si è provato in tutti i modi a rianimarla, anche iniettandole una dose di adrenalina per cercare di farle ripartire il cuore, ormai fermo da diversi minuti: per la donna non c'è stato nulla da fare. La donna, a Venezia da turista per una gita di alcuni giorni, era sposata e aveva una figlia e diversi nipoti. La salma, date le circostanze piuttosto evidenti del decesso, è già a disposizione dei famigliari che la riporteranno a casa quanto prima per i funerali.

IL PRECEDENTI

Non è la prima volta a quanto pare che si verifica un caso simile al casinò. Nel maggio del 2015, infatti, stessa sorte per un 75enne trentino mentre stava giocando alle slot. Anche lui colpito da un malore, aveva avvertito un forte dolore al petto ed era riuscito a trascinarsi verso il bagno. Anche per lui, non c'era stato nulla da fare.
In entrambi i casi non si trattava di clienti abituali della casa da gioco lagunare, ma di giocatori occasionali.
Circostanze decisamente diverse, invece, quelle che hanno riguardato un addetto della sicurezza del casinò, Andrea Giusberti. Il 57enne, sportivo e runner, stava osservando i monitor dalla sua postazione quando è stato colto da un infarto ed è morto.

SICUREZZA

La sala da gioco, come tante altre strutture al giorno d'oggi, è dotata di defibrillatori per permettere agli operatori di intervenire con la massima urgenza in caso di necessità. Gli stessi dipendenti devono seguire un corso di formazione, di primo soccorso, per poterlo utilizzare: un intervento che, nella maggior parte dei casi, può veramente salvare una vita. In questo caso, però, non è stato sufficiente: le condizioni della donna erano già gravemente compromesse.
 

Ultimo aggiornamento: 11:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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