VENEZIA - L’affermazione di Luca Zaia che tanto ha scaldato i cuori a Treviso? Derubricata a semplice battuta. Quel «c’è la Liga, c’era la Lega Nord, nome che mi piaceva decisamente di più», non voleva essere un attacco a Matteo Salvini, il segretario che nel 2017, per le note questioni di bilancio, ha fondato il nuovo partito, quello che appunto si chiama Lega per Salvini Premier. Questo assicurano nell’entourage del presidente della Regione del Veneto e le poche, ma autorevoli, dichiarazioni pubbliche, escludono attriti. «La prima chiamata questa mattina è stata con Luca Zaia, mi spiace per i giornalisti che provano a farci litigare», ha detto Salvini alla scuola politica della Lega a Roma. Sulla stessa linea Alberto Stefani: «Ero presente e posso dire che è stata una battuta che le cronache hanno decontestualizzato - ha detto il segretario della Lega del Veneto -. Zaia ha anche aggiunto che non si vive di nostalgie, che la Lega fortunatamente cambia nel tempo e che è normale che ciascuno si senta dapprima legato alla propria regione. Peraltro lo stesso presidente della Regione è padre fondatore della Lega veneta per Salvini Premier, con firma nell’atto costitutivo. Dirò di più: sappiamo tutti benissimo che l’autonomia la stiamo portando a casa adesso, dopo decenni».
Sarà, ma se la “battuta” di Zaia ha scaldato così tanto gli animi, al punto da scatenare l’ovazione all’assemblea plenaria della Lega trevigiana, è per tanti motivi.
LA PETIZIONE
A proposito di voto, a tenere banco è anche l’iniziativa «personale» di Giuseppe Paolin: il responsabile organizzativo della Lega veneta (i cui “amici” ricordano essere uscito a suo tempo dal partito con Comencini, poi rientrato e diventato assistente parlamentare di Scottà e Da Re, nonché deputato nella scorsa legislatura) ha lanciato una petizione per candidare Zaia alle Europee capolista in tutte le circoscrizioni. «Zaia ha ricevuto tanto dal partito - ha detto Paolin - ora è bene che dia una mano ai giovani che non hanno 150mila euro da spendere per la campagna elettorale. Dopodiché chi - come Zaia, ma anche Da Re, Gobbo, Coin - parla oggi di Lega Nord, poteva farlo nel 2018 quando c’è stato il cambio. Mi chiedo se lo affermino solo perché siamo all’8% e non più al 34%». All’assemblea di Treviso anche Riccardo Barbisan e Mauro Michielon hanno sostenuto che il governatore dovrebbe candidarsi a Bruxelles. «Una petizione assolutamente fuori luogo, sarebbe un errore politico - dice l’europarlamentare Gianantonio Da Re -. Il risultato delle Europee sarà a dir poco negativo e non si può trascinare il presidente della Regione nel baratro».
LE CANDIDATURE
Da Re, a differenza di Rosanna Conte e Paolo Borchia, non ha ancora presentato la propria disponibilità a ricandidarsi. «Se in lista c’è Vannacci, io non ci sono», ha ribadito ieri. Non risulta presentata neanche l’autocandidatura di Paola Ghidoni. La prospettiva è di due eletti in Veneto: se la giocano Verona con Borchia, Venezia con Conte, Vicenza se tornasse in pista Mara Bizzotto e Treviso con, al momento, una casella bianca. Benché Salvini gliel’abbia chiesto, Zaia continua a ripetere di dedicarsi al Veneto. Uno degli scenari è che i trevigiani puntino su un consigliere regionale (Sonia Brescacin, Roberto Bet, Alberto Villanova) così da sfoltire la concorrenza alle Regionali del 2025/2026.