La scelta coraggiosa di Adamo: a 32 anni, con due gemelline in arrivo, lascia il posto fisso per aprire un panificio: «Era il mio sogno»

Sabato 5 Agosto 2023 di Giancarlo De Luca
Adamo Faraon nel suo panificio "Madamodorè", a Cison di Valmarino

CISON DI VALMARINO - L’Italia è una Repubblica fondata sul posto fisso? Sicuramente se ci fermiamo al periodo pre-Covid la risposta è sì, ma dopo la pandemia qualcosa sembra essere cambiato. A smentire Checco Zalone che nel suo film “Quo Vado” aveva elevato quasi alla sacralità il posto fisso, ci pensano giovani come il cisonese Adamo Faraon che a 32 anni, con due gemelline in arrivo, ha lasciato un lavoro a tempo indeterminato come commerciale in una azienda del mobile, per seguire il suo grande sogno: ricominciare dal pane. Tutto è nato nel 2020 durante il Covid come spiega Faraon. «Improvvisamente mi sono ritrovato con più tempo a disposizione, così ho deciso di approfittarne per approfondire la passione per il pane. Mi sono messo a studiare iscrivendomi al corso di panificazione dell’Accademia di Padova».

Ottenuto l’ambito diploma di esperto in panificazione, Adamo decide di continuare sulla strada intrapresa.


LA DECISIONE

«È stato un periodo difficile che è durato fino alla fine del 2021 nel quale di giorno lavoravo in ufficio e di notte in panificio». Questa esperienza porta Adamo ad una scelta coraggiosa e definitiva: a fine 2021 si licenzia lasciando il posto di lavoro a tempo indeterminato per aprire un panificio tutto suo. Ma a rendere questa scelta quasi un azzardo è il fatto che la moglie Aledia all’epoca aveva appena dato alla luce due gemelline. «Mi sono sentito appoggiato dalla famiglia, così ho deciso di compiere il grande passo proprio nell’anno in cui sono arrivate le nostre meravigliose figlie».


L’INAUGURAZIONE

Il primo giugno del 2022 nel centro storico di Cison, Adamo ha inaugurato il suo panificio e giocando sul suo nome e su una antica filastrocca gli ha dato il nome di “Madamodorè". «Non potevo che aprirlo nel mio paese, anche perché, grazie alle tante manifestazioni, il sabato e la domenica il flusso turistico è notevole. Ora, a un anno dal taglio del nastro posso fare un primo bilancio e dire che sono molto soddisfatto; i clienti aumentano e molti sono da fuori paese. Fare il pane non è un lavoro ma una passione per tutto quello che questo meraviglioso cibo rappresenta. Basti pensare che anche Gesù nell’ultima cena spezzo il pane. Per questo ho individuato mulini che mi forniscono eccellenti farine con precisi parametri di qualità, il lievito che uso è solo lievito madre che richiede il giusto tempo di lievitazione. Tutti questi accorgimenti mi permettono di sfornare un pane non solo buono e bello da vedere ma anche salutare. Un sogno nel cassetto? Mi piacerebbe con il tempo specializzarmi in pasticceria, ma al momento a parte qualche panettone e colomba, mi dedico a pane, pizze e focacce».

Ultimo aggiornamento: 6 Agosto, 08:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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