Nuovo tribunale, balletto di edifici: il ministero vuol modificare l'ex questura

Martedì 3 Agosto 2021 di Luca Gigli
L'ex questura destinata a diventare tribunale

ROVIGO - La partita del nuovo tribunale ha anche dei tempi supplementari da giocare.

Dopo la decisione presa a metà maggio dalla Conferenza permanente per il funzionamento degli uffici giudiziari, dopo settimane di polemiche e controproposte sulla zona della città coinvolta, ossia l'ex questura di via Donatoni, adesso iniziano quelle trafile burocratiche che al proprio interno possono nascondere altre tensioni e difficoltà.

IL DOCUMENTO
Una di queste è la mozione per dare il mandato al sindaco di sottoscrivere, con il ministero della Giustizia, un accordo di programma per l'opera. Non sono parole di poco peso: accordo di programma significa uno strumento diretto che consente di superare norme e vincoli di un iter normale. Un mandato al sindaco porterebbe il cittadino a valutare e discutere modifiche volumetriche, al momento escluse. In ogni caso Edoardo Gaffeo da un lato non le accetterebbe perché a suo tempo si era dimesso proprio su una sua mozione bocciata in aula da opposizione e parte del Pd, con la quale si sosteneva che nel caso di scelta ricaduta sull'ex questura, non si sarebbero dovuti superare i vincoli urbanistici, e perché per la legge urbanistica regionale, è il consiglio comunale a dover ratificare.

IL CONFRONTO
Fatto salvo tutto ciò, i mugugni a Palazzo Nodari ci sono e ieri se ne discuteva in commissione consiliare in vista della seduta di consiglio di domani, con le critiche della vigilia dell'opposizione per i documenti secretati che servono per le valutazioni. C'è proprio un passaggio della mozione che mette in allarme i consiglieri tornando esattamente a quanto si diceva, ossia il fatto che sul testo dell'accordo potrebbero apparire modifiche. Il 30 luglio scorso il ministero ha chiesto al Comune «la disponibilità di procedere alla sottoscrizione di un accordo di programma per la realizzazione degli uffici giudiziari». Il dicastero di via Arenula a Roma, è scritto nella mozione attesa in consiglio, «ha espresso la necessità di eseguire un intervento di demolizione e nuova costruzione (che non riguarda la palazzina vincolata su via Donatoni, ndr), che tuttavia non è ammesso dalla vigente pianificazione comunale, ma che consentirebbe una totale e più organica riorganizzazione dell'area, a parità di volume e nel limite dell'altezza massima dell'edificio vincolato esistente».
In sostanza, nessun aumento complessivo di volumi né di altezze, ma una diversa distribuzione di questi sul retro della palazzina storica oltre le norme, ricordando che l'ingresso sarà dalla stradina che da via Sacro cuore arriva proprio sul retro dell'ex questura. Quando a maggio è stata trovata l'intesa, si è detto che saranno rispettati i 5.500 metri cubi massimi, tanto da aver così tenuto in vita l'attuale Palazzo di Giustizia di via Verdi che manterrà uffici vari come il giudice di pace o le notifiche esecuzioni e protesti, nonché il trasferimento degli archivi ora in capannoni, poi la sede degli avvocati e la trasformazione in auditorium dell'attuale aula giudiziaria al piano terra. Il nodo è come usarli.

ITER ACCELERATO
Il ministero punta alla procedura di accordo di programma, sancito dalla legge regionale del 2004 perché consente, si sottolinea nella mozione, «di realizzare una variante urbanistica in tempi più rapidi rispetto a quelli previsti dalla procedura ordinaria. L'accordo conterrà le indicazioni per la successiva progettazione dell'opera, fornendo specifiche indicazioni in termini di sistemazione dell'area, volumi, altezze, caratteristiche estetiche degli edifici» e via dicendo.
La celerità invocata ha un senso, ma è un'opera della quale ancora non è definito il costo, stimato dagli 8 ai 16 milioni, con tempi ipotizzati tra i 70 e i 100 mesi. La variante è la parte meno onerosa in termini di tempi, anche se ogni mese risparmiato è sempre utile. Quando si va a incidere su un comparto delicato in centro storico, però, le valutazioni vanno fatte con estrema cura, prendendosi il tempo necessario perché poi tornare indietro non si può, obbligando a sopportare disagi o a cercare soluzioni di rincorsa e posticce, soprattutto in termini di circolazione del traffico e fruibilità. L'amministrazione vuole riqualificare piazza Duomo rendendola pedonale, cancellando un possibile ingresso veicolare al nuovo tribunale. Tema non da poco.
 

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