Canne fumarie, braccio di ferro tra Comune e kebab: il Tar blocca la demolizione

Venerdì 26 Aprile 2024 di Nicola Munaro
Uno scorcio di via Umberto I

PADOVA - In via Umberto I, lato Prato della Valle, ci sono due canne fumarie di un negozio di kekab che il Comune - ritenendole abusive - vuole abbattere, ma non può. 
Lo stop è arrivato giovedì con il Tar del Veneto che ha chiuso il primo capitolo di una vicenda che affonda le sue radici otto anni fa, quando nel 2016 durante i lavori di ristrutturazione di quello che è il “Bangla Kebab & Pizza” di corso Umberto I, il titolare aveva fatto installare due canne fumarie per l’impianto di aspirazione della cucina che, però, non sarebbero state in regola.

Da una parte Palazzo Moroni che, sulla scorta di una serie di relazioni della polizia locale, aveva deciso di usare il pugno di ferro dando il via libera all’abbattimento delle due canne; dall’altro il titolare del negozio di cibo che - sfornando documenti del Comune stesso - sosteneva che le cose fossero state fatte a regola d’arte. 

LA STORIA

Dopo oltre cinque anni, e dopo l’esposto per presunte irregolarità edilizie presentato in Comune da un residente del palazzo, nel giugno 2021 la polizia locale aveva compiuto due sopralluoghi accertando che le canne fumarie poste sulla parete del palazzo di via Umberto I “persistevano al di sotto del colmo del tetto dello stabile”. Da qui la comunicazione al titolare del kebab di mettere a norma gli impianti “prolungando - scriveva l’amministrazione - le canne fumarie al di sopra del colmo del tetto dello stabile, in modo tale da convogliare i vapori di cottura direttamente in atmosfera sopra il tetto”. Passati altri dodici mesi la polizia locale era tornata nel palazzo evidenziando come i lavori non fossero stati eseguiti e che non erano state modificate “le canne fumarie, posizionate sulla parete est del fabbricato e che la linea di gronda del tetto, in linea d’aria meno di 10 metri dalla veranda dell’appartamento sito all’ultimo piano del civico 91 e dalla finestra posizionata sul tetto del medesimo appartamento”. Il 27 marzo 2023 ecco quindi la mail dello Sportello Edilizia Privata del Comune che comunicava l’avvio delle procedure di demolizione di opere abusive.

IL DOCUMENTO

È a questo punto che il titolare del kebab rispolvera dagli archivi una Dia (Dichiarazione di inizio attività per opere edilizie) che avrebbe consentito al commerciante di realizzare le due canne fumarie oggetto di contestazione, in applicazione delle prescrizioni dell’allora vigente regolamento edilizio comunale, nella versione approvata con la deliberazione del Consiglio comunale, la numero 41 del 5 giugno 2006. Una Dia sulla quale il Comune poteva intervenire anche a distanza di anni (visto un errore nella stesura del permesso) ma che non poteva certo cancellare con un ordine di demolizione. Scrive il Tar: “Il modus procedendi seguito dall’amministrazione comunale si appalesa, pertanto, senz’altro illegittimo. La Dia, infatti, una volta perfezionatasi, costituisce un titolo abilitativo valido ed efficace, che può essere rimosso, per espressa previsione legislativa, solo attraverso l’esercizio del potere di autotutela decisoria. Ne consegue l’illegittimità del provvedimento repressivo”.
E le canne fumarie restano lì.

Ultimo aggiornamento: 07:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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