Quattro sculture alle entrate dell'Alpago, opera di Raul Barattin

Lunedì 6 Maggio 2024 di Luca Vecellio
Quattro sculture alle entrate dell'Alpago, opera di Raul Barattin
CHIES D’ALPAGO - Si ergono maestose su possenti basamenti a custodire le proprie valli, con l’obiettivo di dare speranza alla gente di montagna, facendo da tramite tra terra e cielo ma anche tra l’interiorità dell’essere umano e la natura: sono le quattro nuove sculture in larice di quasi tre metri che arricchiscono il paesaggio di Chies e in particolare la località di San Martino. Attraverso il contrasto con il paesaggio dell’Alpago lungo un percorso pedonale, queste forme avrebbero la funzione - secondo l’artista che le ha realizzate - di chiedere fiducia a chi abita o vorrebbe abitare in queste zone. Questo è stato l’intento di Raul Barattin, artista già noto per diverse altre opere e installazioni, che in passato ha proprio fatto la scelta di rimanere in Valbelluna, dopo esperienze nazionali e internazionali. In accordo con una società che gestisce alcune casere nell’area, collegate tra loro attraverso un percorso interattivo, l’artista, che è anche docente alla scuola del legno di Sedico, ha creato queste opere permanenti, che d’ora in poi gli escursionisti potranno ammirare durante il proprio cammino. La prima scultura rappresenta un giovane uomo: sul suo viso, con uno sguardo cupo e introspettivo, riporta le cicatrici di tutte le fasi della vita. Proseguendo poi, si incontra una figura che si staglia con grande slancio verso il cielo, senza nascondere una sofferenza che diventa l’unico metodo per raggiungere un obiettivo. Ci sono poi due colossali mani che si stringono, una dall’alto e una dal basso, formando un totem: sono due fratelli che rappresentano la capacità di sapersi dare una mano a vicenda. L’ultima scultura è forse la più complessa e particolare dal punto di vista della costruzione, ma anche del significato: si tratta di un uomo accovacciato, realizzato con rami di larice intrecciati tra loro. La figura rappresenta un pensatore, con lo sguardo rivolto verso il Lago di Santa Croce, verso la donna, quindi la valle, che si allontana. «Quest’uomo fatto di ramaglie sta pensando al suo futuro senza sosta, perché è proprio quello che mi viene in mente quando rifletto su ciò che stiamo lasciando ai giovani - chiede l’artista - Troveranno un futuro in queste valli? Perché è proprio vero che, con le nuove generazioni che abbandonano queste terre, qui siamo rimasti in quattro gatti: io vorrei tanto che questi quattro gatti diventassero otto, col tempo. Io ho scelto di rimanere qui e credo in questo territorio meraviglioso, che andrebbe vissuto».
 
Ultimo aggiornamento: 17:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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