Strage di Suviana, la corsa dei soccorritori tra fiamme e allagamenti: «Qui sotto esplode tutto»

Uno dei corpi incastrato in una turbina. Per gli altri fatali il fuoco e il fumo inalato

Mercoledì 10 Aprile 2024 di Mauro Evangelisti
Strage di Suviana

Esplosioni, fuoco, fumo, macerie e acqua. Sono numerosi i nemici che i soccorritori hanno dovuto affrontare quando sono entrati nella centrale. Uno dei cadaveri è rimasto incastrato, vicino a una turbina, dopo l’esplosione nella centrale elettrica dell’Enel del Lago di Suviana, in provincia di Bologna.

I vigili del fuoco, nel corso di un intervento di altissima complessità, hanno dovuto a lungo lavorare per recuperare il corpo. Altri li avevano trovati nell’area ancora asciutta, ma erano stati uccisi dal fuoco e dal fumo, tanto è vero che i feriti, in gravi condizioni, sono stati trasportati nei centri grandi ustionati degli ospedali Sant’Orsola di Bologna, a Cesena, a Parma e in Toscana a Pisa.

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LE SQUADRE

Quando nel primo pomeriggio si è diffuso l’allarme per il terribile incidente di questa centrale elettrica adiacente alla diga più grande dell’Emilia-Romagna, nel lembo estremo della provincia di Bologna, ai confini con quella di Prato, sull’Appennino Tosco-Emiliano, i vigili del fuoco sono corsi in forze, almeno 60 uomini. L’operazione di soccorso doveva affrontare vari tipi di nemici: il fuoco, il fumo, i locali roventi. E poi l’acqua, perché l’esplosione ha causato l’allagamento di molte aree della struttura. I primi che sono entrati, a piedi, avevano la bombola di ossigeno, per proteggersi dal fumo. Sono intervenute sia le squadre dei sommozzatori sia le Usar (Urban search and rescue), specializzate nelle attività di soccorso in macerie, derivanti da eventi sismici, esplosioni, crolli o dissesti statici e idrogeologici. In sintesi: questo intervento, al livello meno 8 sotto terra, di fatto a una profondità di 50 metri, ha messo insieme le difficoltà dei soccorsi che si affrontano per un crollo sotterraneo, per un allagamento e per un incendio. «Ci sono continue esplosioni, tremano ancora le gambe» raccontava un vigile del fuoco che era sceso giù. Racconta il comandante dei vigili del fuoco di Bologna, Calogero Turturici: «Da una parte i nostri uomini stanno lavorando per recuperare corpi tra le macerie, dall’altra i sommozzatori stanno andando nella parte allagata. Stiamo rivalutando con attenzione la lista dei presenti, per avere un quadro preciso dei dispersi». La speranza, molto tenue, era che alcuni dei quattro che in tarda serata mancavano all’appello si fossero messi in salvo in aree a tenuta stagna della centrale dove, in linea teorica, aspettavano di essere recuperati anche se non potevano comunicare.

LE SPERANZE

Racconta il direttore regionale dei vigili del fuoco dell’Emilia-Romagna, Francesco Notaro: «L’esplosione della turbina è avvenuta all’ottavo piano ribassato, mentre al nono piano si è registrata un’inondazione dovuta a un tubo di raffreddamento della turbina che ha allagato il locale per parecchi metri. Le ricerche arriveranno fino a 40 metri sottoterra. Si stanno attendendo delle squadre specialistiche di recupero, per affiancare le 12 squadre dei vigili del fuoco all’opera e arrivare ai vani invasi dall’acqua. Nonostante lo scoppio abbia determinato un allagamento, potrebbe essere che dopo l’esplosione abbiano trovato ricovero da qualche altra parte della piastra, la speranza è trovare qualcun altro in vita». La centrale idroelettrica di Bargi è la più potente di tutta l’Emilia-Romagna ed è stata costruita nel 1975 e, spiegano le schede tecniche, è stata realizzata sfruttando il salto disponibile tra i due pre esistenti invasi di Suviana e Brasimone. Questa centrale è di tipo a pozzo, costruita sulla sponda del lago di Suviana.

Ultimo aggiornamento: 06:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA