Ape sociale, pensionamento di lavoratori precoci, Opzione donna, esodati, isopensione e contratti di espansione.
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COME FUNZIONA
La definizione al momento non è chiara e andrà meglio definita anche in relazione allo smart working e alla tempistica per il rientro nella propria sede di lavoro, ma potrebbe essere agganciata alla condizione sanitaria già prevista per ottenere l’Ape sociale. Occorre ricordare che, attualmente, possono andare in pensione a prescindere dall’età coloro che hanno versato 41 anni di contributi, di cui 12 mesi prima dei 19 anni. Questi lavoratori precoci devono avere, però, anche determinati requisiti: essere disoccupati a seguito di un licenziamento e aver terminato di usufruire dell’indennità di disoccupazione da almeno tre mesi; possedere un’invalidità certificata pari o superiore al 74%; prendersi cura da almeno sei mesi di un famigliare con handicap grave al momento della domanda di pensione; essere lavoratori addetti a mansioni gravose e usuranti. La nuova richiesta dei sindacati sulla quale il governo sta riflettendo prevederebbe, invece, l’eliminazione di questi requisiti, al fine di permettere a tutti i lavoratori considerati precoci di accedere alla pensione anticipata. La misura verrebbe poi allargata anche a tutti i lavoratori fragili.
I CONTRATTI
Tra le misure sulle quali si sta ragionando c’è anche l’estensione ai lavoratori delle imprese con meno di mille dipendenti i contratti di solidarietà espansiva per accompagnare le persone dal lavoro alla pensione, creando opportunità occupazionali per i giovani. Si ipotizza inoltre l’adozione di un sistema misto per quanto riguarda l’isopensione, ovvero lo scivolo verso la pensione pagato ora interamente dall’azienda fino alla maturazione del diritto del lavoratore. Per questa ragione, i sindacati chiedono di prevedere tre anni di Naspi in modo da ridurre il peso per le aziende che al momento l’hanno usato molto poco perché troppo oneroso. Quanto alla riforma vera e propria, che servirà ad alleggerire l’impatto della fine di Quota 100, al momento il confronto non è iniziato. Ma è probabile che si ragioni più sui tipi di lavoro («Per tanti lavori usuranti non possiamo prospettare una vita lavorativa lunga: dobbiamo avere il coraggio di differenziare» ha chiarito nelle scorse settimane il premier, Giuseppe Conte) che su un’uscita anticipata uguale per tutti perché quest’ultima comporterebbe costi eccessivi.